Giuseppe Stampone tra i vincitori del Premio Villa Romana Romana 2021

Pauline Curnier Jardin, Lene Markusen, Musa Michelle Mattiuzzi e Giuseppe Stampone sono i Vincitori del Premio Villa Romana Romana 2021.

Sono stati selezionati dai giurati Susan Philipsz, artista e docente all’Hochschule für Bildende Künste di Dresda; Peggy Buth, artista e docente di media art presso l’Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia; Anselm Franke, curatore e direttore del dipartimento di arti figurative e cinema presso la Haus der Kulturen der Welt di Berlino e Marinella Senatore, artista. Per la prima volta nella storia di Villa Romana, il premio 2021 verrà assegnato a un artista italiano. Inoltre si intensifica la collaborazione tra il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut e Villa Romana con l’invito di Musa Michelle Mattiuzzi in qualità di ‘International Research Fellow’. Il Premio Villa Romana, istituito nel 1905, è assegnato dall’Associazione Villa Romana senza fini di lucro e comprende un soggiorno di dieci mesi nella Casa degli Artisti a Firenze, un premio in denaro e una pubblicazione finale. 


Pauline Curnier Jardin, nata nel 1980 a Marsiglia, vive a Berlino e ad Amsterdam. Lavora con installazioni, performance, film e disegni e nel 2019 è stata insignita del Preis der Nationalgalerie a Berlino. Le sue opere utilizzano narrazioni visive, talvolta grottesche, tratte dal mondo del teatro, del cinema e dalla mitologia. Realizza opere ottiche, peep show etnografici e film musicali tanto variopinti quanto oscuri. Nel 2017 ha esposto l’installazione Grotta Profunda, Approfundita alla 57. Biennale di Venezia. Ha preso parte a numerose mostre e festival internazionali: Tate Modern, Londra; International Film Festival, Rotterdam; Schirn Kunsthalle, Francoforte; Performa 15, New York; The Fondation Cartier pour l’Art Contemporain, Parigi; Migros Museum of Contemporary Art, Zurigo; MIT List Visual Arts Center, Cambridge; Haus der Kulturen der Welt, Berlino; Palais de Tokyo, Parigi e molti altri.

Lene Markusen, nata nel 1973 in Danimarca, ha studiato, vive e lavora ad Amburgo. Il suo lavoro artistico-cinematografico prende le mosse da prospettive etnologiche e cinematografiche ispirate alla quotidianità. Film come GRAD (2004) o Sankt – Female Identities in the Post-Utopian (2017) rispecchiano i cambiamenti drastici e conflittuali che hanno interessato la vita, il lavoro e il mondo dei consumi femminili, visti da una prospettiva post-utopica, femminista e narratologica. Lene Markusen ha recentemente pubblicato il libro d’artista Sisters Alike. Female Identities in the Post-Utopian. Negli ultimi anni ha preso parte ai progetti espositivi Books on Films, Spector Books/Cineding, Lipsia (2020), New Alphabet School, #Caring. Agro-zentrisches Denken: Wege zu einer kollektiven biografischen Imagination?, Haus der Kulturen der Welt, Berlino (2020), Postcosmetic META-morphoses, BeFem Festival, Belgrado (2019) e The Body as an Indexical Reader, Moscow Museum of Modern Art (MMOMA), Mosca (2018). Tra il 2011 e il 2017 ha insegnato come professoressa all’HfbK di Amburgo.

Musa Michelle Mattiuzzi, nata a San Paolo nel 1983, vive a Salvador, in Brasile. È una performer, scrittrice e ricercatrice. Uno dei motivi ricorrenti nella sua opera è il corpo della donna nera e la dimensione esotica in cui viene relegato. Analizza le ferite coloniali e promuove lo sviluppo di una poetica anticoloniale. Nel 2016 ha partecipato alla 32. Biennale di San Paolo, e qui ha pubblicato nell’ambito del Political Imagination Workshop il testo merci beaucoup, blanco! L’anno seguente, nel 2017, si è trasferita ad Atene con il programma di residenza Capacete per documenta 14 e ha vinto il premio per il miglior cortometraggio alla X Janela Internacional de Cinema de Recife con il documentario Experiencing the Flooding Red. Nel 2018 ha partecipato nuovamente alla Biennale di San Paolo nell’ambito del progetto Afro-Affective Affinities. Tra il 2017 e il 2019 Mattiuzzi è stata coinvolta nel progetto espositivo Liebe und Ethnologie – die koloniale Dialektik der Empfindlichkeit (nach Hubert Fichte), che si è concluso alla Haus der Kulturen der Welt di Berlino.

Giuseppe Stampone, nato nel 1974 a Cluses, Francia, vive a Roma e a Bruxelles. La sua opera artistica – sotto forma di disegni dettagliati di piccolo formato realizzati con la penna a sfera o installazioni legate allo spazio – è caratterizzato da un’analisi critica delle cosiddette conquiste della civiltà occidentale e delle loro conseguenze – come il razzismo e l’esclusione. Reinterpreta gli incunaboli della storia dell’arte europea e mette in discussione il ruolo degli artisti, dell’istruzione e della collaborazione. Nel 2008 ha avviato – insieme a Maria Crispal – il network Solstizio (www.solstizio.org), in cui artisti, scienziati, fondazioni e associazioni si occupano di questioni globali come l’ambiente, i conflitti sociali e le economie sostenibili. Le opere di Stampone sono state esposte nell’ambito di mostre internazionali, musei e biennali, come la Biennale of Architecture a Seoul, Corea del Sud, nel 2018, la 56. Biennale di Venezia (2015), la Biennale di Kochi-Muziris, Kerala (2012), la 11. Biennale all’Avana e la Biennale di Liverpool (2010).